Coppo di Marcovaldo

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Coppo di Marcovaldo, Crocifisso di San Gimignano, Pinacoteca civica

Coppo di Marcovaldo (Firenze, 1225 circa – 1276 circa) è stato un pittore italiano, una delle figure più eminenti della pittura toscana del XIII secolo, il più importante a Firenze prima di Cimabue ed uno dei pochi maestri duecenteschi del quale si conosca il nome.

Biografia e opere[modifica | modifica wikitesto]

Originario del Popolo di San Lorenzo a Firenze, dovrebbe essere nato tra il 1225 e il 1230: quando nel 1274 risulta registrato a Pistoia, al lavoro col figlio Salerno, deve infatti avere circa cinquant'anni[1].

La tavola conservata al Museo di San Casciano di San Casciano in Val di Pesa, San Michele Arcangelo e storie della sua leggenda è attribuita dalla critica recente a Coppo e sarebbe la sua opera più antica, eseguita a tempera con argentature a mecca indicativamente tra il 1255 e il 1260[1].

Nel 1260 partecipò alla battaglia di Montaperti, dove venne catturato dai senesi, come risulta da un elenco di prigionieri tenuti in Siena. Per riscattarsi dipinse una grande Maestà, la Madonna del Bordone, che firmò e datò 1261. Questa è l'unica sua opera certa, destinata alla chiesa di Santa Maria dei Servi a Siena dove si trova tuttora[1]. A causa di questa sua presenza a Siena venne in passato equivocato come appartenente alla scuola senese. La tavola venne ritoccata alcuni decenni dopo da un artista senese, ma grazie a radiografie, è stato possibile leggere lo strato sottostante, confermando uno dei tratti salienti della pittura di Coppo, cioè l'uso di pennellate pastose poco sfumate, quasi tratteggiate. Questo modo di dipingere appartiene alla corrente di Giunta Pisano e prevedeva forti contrasti di chiaro scuro tramite la contrapposizione di ombre e lumeggiature con pochissime sfumature. A differenza della concentrata astrazione di opere come quelle di Margaritone d'Arezzo, il Bambino nella Madonna di Coppo guarda teneramente la madre, un gesto che umanizza la divinità, ma che simboleggia anche la trepidazione con la quale Dio (il Bambino) guarda alla Chiesa (l'Ecclesia simboleggiata dalla Madonna). Notevoli sono le lumeggiature dorate dei panneggi, che creano un senso del volume del corpo al di sotto delle vesti.

A Siena stette alcuni anni, dipingendo anche il Crocifisso poi destinato a San Gimignano[1].

Un'opera simile, non univocamente attribuita a Coppo, è la Madonna col Bambino già nella chiesa di Santa Maria dei Servi di Orvieto (oggi nel Museo dell'Opera del Duomo), dove è evidente una maggiore energia in alcuni dettagli, come le striature dorate più evidenti, la curvatura dello schienale della Madonna più ampia, quasi a creare una quinta. Inoltre la posa è leggermente differente con la Madonna di poco più arcuata per il movimento "irrequieto" delle gambe del Bambino.

Nel 1265 è documentato come proprietario di una casa in Borgo San Lorenzo a Firenze e quello stesso anno risulta attivo a Pistoia, dove affrescò la cappella di San Jacopo nel Duomo, opera non più esistente (pagamenti documentati nel 1265 e 1269).

Coppo di Marcovaldo, Giudizio Universale (Inferno), Firenze, Battistero di San Giovanni

Coppo prese parte alla straordinaria decorazione musiva del Battistero di Firenze realizzando alcuni cartoni. A lui è assegnato il visionario Giudizio finale in particolare per la parte che riguarda l'Inferno, databile tra il 1260 e il 1270 circa; la presenza di campiture di colore applicate a striature ricorda in particolar modo lo stile di Coppo. Il mosaico estremamente ricco, dal punto di vista iconografico è indubbiamente innovativo e va senz'altro citato tra i capolavori del XIII secolo. A questa visione si ispirò probabilmente Dante Alighieri per la descrizione di qualche scena dell'Inferno.

Nel 1274 il figlio Salerno si trovava in carcere a Pistoia, e l'arciprete e i canonici della cattedrale presentarono domanda al Consiglio del Popolo affinché potesse uscire pagandosi la multa sostitutiva della pena con il salario ottenuto per alcuni lavori assieme al padre; segue un elenco di cinque lavori: la Croce tuttora in loco e altre quattro perdute, ovvero un altro Crocifisso per il coro, due tavole con la Madonna e San Giovanni, una scultura di San Michele per l'omonima cappella.

Nel 1276 l'ultimo documento riguardo Coppo, un pagamento per la pittura di un "solarium" sopra l'altare e il coro della cattedrale pistoiese, opera di cui si è persa ogni traccia.

Nella difficoltà di formulate attribuzioni certe alla pittura duecentesca, così legata a modelli fissi, molti lavori sono stati attribuiti a Coppo, uno dei pochi nomi legati a un catalogo di opere. Oggi si tende a sfrondare tali attribuzioni incerte o con scarso seguito, approcciandosi alla materia con più cautela.

Opere certe[modifica | modifica wikitesto]

Opere attribuite[modifica | modifica wikitesto]

Opere già attribuite a Coppo di Marcovaldo[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Sindona, cit., p. 84.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Peleo Bacci, Coppo di Marcovaldo e Salerno di Coppo pittori fiorentini del MCC, in "L'arte", III, 1900, p. 32-40.
  • Gertrude Coor Achenbach, Coppo di Marcovaldo, his art in relation to the art of his time, tesi di dottorato (New York University), 1948.
  • Gertrude Coor Achenbach, Coppo di Marcovaldo, his art in relation to the art of his time, in «Marsyas» 5 (1947-49), pp. 1–22.
  • Enio Sindona, Cimabue e il momento figurativo pregiottesco, Rizzoli Editore, Milano, 1975. ISBN non esistente
  • Miklós Boskovits, Intorno a Coppo di Marcovaldo, in Scritti di storia dell'arte in onore di Ugo Procacci, a cura di M. G. Ciardi Duprè Dal Poggetto, I, Milano, Electa, 1977, p. 94-105.
  • Miklós Boskovits, s. v. Coppo di Marcovaldo, in Dizionario biografico degli italiani, XXVIII, 1983, pp. 631–636.
  • Angelo Tartuferi, La pittura a Firenze nel Duecento, Firenze, Bruschi, 1990.
  • Miklós Boskovits, Corpus of florentine painting, I/1. The origins of florentine painting 1100-1270, Firenze, Giunti, 1993.
  • Silvia Giorgi, Coppo di Marcovaldo miniatore, in "Archivio storico italiano", CLVI, 577/3, 1998, pp. 503–516.
  • L'"immagine antica" della Madonna col Bambino di Santa Maria Maggiore. Studi e restauro, a cura di M. Ciatti e C. Frosinini, Firenze, Edifir 2002.
  • L'arte a Firenze nell'età di Dante (1250-1300), catalogo della mostra (Firenze, 2004) a cura di A. Tartuferi e M. Scalini, Firenze, Giunti, 2004.
  • Marc Wilde, Das unbekannte Schlüsselwerk. Die Madonna del Bordone des Coppo di Marcovaldo in Siena, Weimar, VDG, 2004.
  • Luciano Bellosi, Precisazioni su Coppo di Marcovaldo, in Id. "I vivi parean vivi". Scritti di storia dell'arte italiana del Duecento e del Trecento, Firenze, Centro Di, 2006, pp. 18–32.

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